martedì 22 maggio 2012

Eccolo dov'è il mio Cuore...


È li, nella tua pancia.

Ho sentito battere la sua pancia, come fosse un Cuore.
Il mio Cuore.
È stata un'emozione unica, non mi ero mai accorto di questo. 
Risentendolo, stavo quasi per piangere, mi sono dovuto trattenere in un modo che nemmeno io so come ho fatto.
L'ho dovuta abbracciare e riabbracciare ancora, mentre lei parlava e non capiva che dentro, non so cosa stavo provando.
Qualcosa di bello, di raro, un'emozione che non so cosa sia.
Bellezza, dolcezza, fragilità, unicità, giovinezza, freschezza. Tutto.
Avevo tra le mie braccia tutto.
Quel tutto che ha una piccola pancia che batte proprio come un Cuore.
Quell'universo che mi porta via con se.

L'unica che voglio vivere.

"Abbracciandola, ho scacciato le lacrime, combattendo tutto quella sua bellezza che veniva da dentro di me."

lunedì 21 maggio 2012

E siamo ad un anno...

Un anno fa stavo scrivendo il mio primo post. 
Oggi 21 Maggio il mio blog, dedicato alla mia Vita, ha compiuto un anno.

Amore mio, ti Amo tantissimo.

sabato 19 maggio 2012

Sarebbe bello non credi?


Morire su di te mentre facciamo l'Amore, rinascere, tra le tue braccia.


venerdì 18 maggio 2012

Di te, Odio l'Amore che forse non sai cos'è. Di te, Odio l'Amore che...forse Tu...sai cos'è.


Una canzone che subito mi è appartenuta, appena sentita, per le parole profonde che la dettano nel Cuore.
Bravo Zucchero.

~ Puro Amore ~

Di te, Odio l'Amore che forse non sai cos'è. 
Ora che tutto tace tra noi, Odio di te quello che non capisci, quello che non mi dici, quello che tieni dentro di te.

Yeah Yeah eeee...solo Amore.
Quanto sangue e quanto Cuore avrò per te.
Yeah Yeah eeee...puro Amore.
Non c'è niente da capire non c'è...

Di te, ancora sopravvivo, l'Inferno e il Paradiso.
Oltre le stelle argento lo sai...
Odio di te, Quella che vuol passare e sai che non mi passerai...
Quella che non si fida di noi...

Yeah Yeah eeee...solo Amore.
Quanto sangue e quanto Cuore avrò per te .
Yeah Yeah eeee...puro Amore.
Non c'è niente da capire non c'è...

Polvere di sole t'inganna, forse non mi vedi questo troppo Amore t'appanna, forse non mi credi...

Yeah Yeah eeee...solo Amore.
Quanto sangue e quanto Cuore avrò per te.
Yeah Yeah eeee...puro Amore.
Non c'è niente da capire non c'è... 

Yeah Yeah eeee...solo Amore
E non c'è niente da capire, non c'è...

Di te, Odio l'Amore che...forse Tu...sai cos'è.




sabato 12 maggio 2012

E mentre mi uccido di Te, scrivo una poesia per me.


Non riesco a spiegarmi perché ogni canzone che le appartiene, mi scoppia dentro.

Succede con tutte, e sono tante.
Ogni sua canzone, mi si sbatte dentro come fosse una raffica di proiettili, è come se sentissi il suo dolore, che piano piano cresce, provenendo dal Cuore ed arrivando agli occhi.

E ce n'è una in particolare che mi fa venire un solco grandissimo nell'Anima, forse perché riesco a sentire ciò che realmente prova, forse perché ci sono passato anche io, o forse perché siamo fatti così, per riuscire a provare, a condividere le stesse emozioni, le stesse sensazioni.

Dopotutto...ci si sceglie per farselo un po' in compagnia, questo viaggio in cui non si ripassa dal via...


martedì 8 maggio 2012

«Che fa ella? Chi vede? Con chi parla? Quale atteggiamento ha verso quelle persone che ella conosce, con cui ella convive?»



Ambedue, di nuovo, provarono un'ansietà inesprimibile di leggersi nell'anima. Ella sapeva bene da quale orribile male fosse compreso il suo amante; ella sapeva bene l'oscura causa di quell'acredine.
Soggiunse, perché egli parlasse, perché egli esalasse la sua pena:
- Che hai?
Egli era rimasto come confuso da quell'accento di bontà, che non aspettava. Sentendosi da quell'accento indovinare e commiserare, egli sentì in sé crescere la pietà di sé medesimo; e una profonda commozione gli alterò tutto l'essere.
- Che hai? - ripeté Ippolita toccandogli una mano, quasi per aumentare sensualmente il potere della sua dolcezza.
- Che ho? - egli rispose. - Amo.
Le sue parole avevano perduto ogni punta. Mostrando la sua piaga immedicabile, egli s'impietosiva su sé medesimo. I vaghi rancori, che serpeggiavano in fondo al suo spirito contro la donna, parvero dileguarsi. Egli riconosceva ingiusto ogni risentimento contro di lei, riconoscendo un ordine superiore di necessità fatali. La sua miseria non proveniva da alcuna creatura umana, ma dall'essenza stessa della vita. Egli non doveva dolersi dell'amata ma dell'amore. L'amore, a cui per natura tutto il suo essere tendeva con invincibile veemenza, l'amore era la più grande fra le tristezze terrene. Ed egli era legato a quella suprema tristezza, forse fino alla morte.
Come egli taceva sopra pensiero, Ippolita gli domandò:
- Tu credi dunque, Giorgio, che io non ti ami?
- Ebbene, sì, guarda: io credo che tu mi ami - egli rispose. -
Ma puoi tu provarmi che domani, che fra un mese, che fra un anno, che sempre sarai egualmente felice d'esser mia? Puoi tuprovarmi che ora, in questo attimo, sei tutta mia? Che cosa posseggo io di te?
- Ogni cosa.
- Nulla, o quasi nulla. Io non posseggo quel ch'io vorrei possedere. Tu mi sei ignota. Come qualunque altra creatura umana, tu chiudi dentro di te un mondo per me impenetrabile; e la più ardente passione non mi aiuterà a penetrarlo. Delle tue sensazioni, dei tuoi sentimenti, dei tuoi pensieri io non conosco se non una minima parte. La parola è un segno imperfetto. L'anima è intrasmissibile. Tu non puoi darmi l'anima. Anche nella più alta ebrezza, noi siamo due, sempre due, separati, estranei, interiormente solitarii. Io bacio la tua fronte; e sotto la fronte si muove forse un pensiero che non è mio. Ti parlo; e forse una mia frase ti risveglia nello spirito un ricordo d'altri tempi, non del mio amore. Un uomo passa, un uomo ti guarda; e nel tuo spirito si produce un qualunque moto ch'io non posso sorprendere. E io non so quante volte un riflesso della tua vita anteriore illumini il momento presente... Oh, di quella vita, io ne ho una paura folle! -
Sono accanto a te; mi sento tutto invaso dalla delizia che mi viene in certe ore dalla tua sola presenza; ti accarezzo, ti parlo, ti ascolto; mi abbandono. D'un tratto, un pensiero mi agghiaccia. Se
io, inconsapevolmente, suscitassi in te una memoria, il fantasma d'una sensazione già provata, una malinconia dei più lontani giorni? Io non ti saprò mai dire la mia sofferenza. Quel calore, che mi dava il sentimento illusorio di non so qual comunione fra me e te, cade d'un tratto. Tu mi sfuggi, ti allontani, diventi inaccessibile. Io rimango solo, in una solitudine spaventevole.
Dieci, venti mesi d'intimità non sono più nulla. Tu mi sembri estranea come quando non mi amavi. Ed io non ti accarezzo più, non parlo più; mi chiudo; evito qualunque manifestazione esteriore; ho paura che ogni minimo urto possa sollevare nelfondo del tuo spirito quei sedimenti oscuri che vi ha accumulati la vita irrevocabile. E allora cadono su noi quei lunghi silenzi angosciosi, in cui le forze del cuore si consumano inutilmente, miseramente.
Io ti domando: «A che pensi?» Tu mi rispondi: «A che pensi?»
Io non so il tuo pensiero; tu non sai il mio. Il distacco si fa sempre più profondo; diventa un abisso. E il guardare in quell'abisso è un'angoscia così forte che, per una specie d'istinto cieco, io mi getto sul tuo corpo, ti stringo, ti soffoco, impaziente di possederti. La voluttà è alta, come non mai. Ma quale voluttà può compensare l'immensa tristezza che sopraggiunge?
Ippolita disse:
- Io non provo questo. Io ho più abbandono. Forse, amo di più.
[...]
In quel momento gli pesò sul cuore tutta la sofferenza provata in due anni al pensiero della vita che la sua amante conduceva, tra gente sconosciuta, nelle ore in cui ella non poteva restare con lui.
«Che fa ella? Chi vede? Con chi parla? Quale atteggiamento ha verso quelle persone che ella conosce, con cui ella convive?»
Eterne interrogazioni, senza risposta.
Il tormentato pensò: «Ognuna di quelle persone le toglie qualche cosa; toglie qualche cosa a me. Io non saprò mai quali influenze quelle persone abbiano esercitato su di lei; quali sentimenti, quali pensieri abbiano suscitato in lei. Ella è bella, piena di seduzioni; ha quel genere di bellezza che flagella gli uomini e li fa desiderosi. In mezzo a quella orribile folla, ella è stata desiderata. Il desiderio di un uomo trasparisce da uno sguardo, e lo sguardo è libero; e una donna è in balìa dello sguardo di chi la desidera. Che prova una donna, accorgendosi d'essere desiderata? Non rimane, certo, impassibile. Deve avvenire in lei un turbamento, un qualsiasi moto; e sia pure di ripugnanza, e sia pure di ribrezzo. Ora, ecco che un qualunque uomo può turbare la donna che mi ama.
Qual sorta di possesso è dunque il mio?»

Eterne interrogazioni, senza risposta.

domenica 6 maggio 2012

Di notte ogni cosa assume forme più lievi, più sfumate, quasi magiche. Tutto si addolcisce e si attenua, anche le rughe del viso e quelle dell'Anima.


Notte.

Amo la notte.
Ogni oggetto è sparso di quella flebile luce bianca della luna.
Ognuno se ne sta con se stesso, stretto tra le coperte di un letto, a martoriarsi la mente con i pensieri del Cuore.

Ognuno è reso più debole dalla forza dell'io interiore che esce, e si scatena, provocando in noi una nostalgia.

Ognuno se ne sta con se stesso, in casa, a chiedersi il perchè non sia uscito, pur di non avere un cervello martoriato.
E poi ci siamo noi, che stretti tra le braccia delle nostre Anime scambiamo pennellate d'Amore col cielo stellato che spia, da lontano, ogni singolo bacio. 

sabato 5 maggio 2012

Cosa cerchi Tu? Cosa cercherai?


"Che ne dici se provo ad essere una foglia, scivolare in mezzo al cielo e poi scendere giù? 
Per scappare via dal mondo, così ipocrita e spento e non tornare più. 
E guidare un'astronave che sa correre anni-luce lontano da qui. 
Fare come un eremita, che ha capito tutto... "


Che male c'è 
Ad essere come me? 
E sarà quel che verrà. 
Sarò frivolo 
Oppure un vanto per l'umanità. 

Che sarà mai, 
Io, tu, noi, non essere tra gli eroi? 
Cosa vuoi? 
Che cosa vuoi? 
Cosa cerchi tu? 
Cosa cercherai? 

Vorrei essere una foglia, 
Scivolare in mezzo al cielo 
E poi scendere giù. 
E scappare via dal mondo, 
Così ipocrita e spento 
E non tornare più. 
Vorrei guidare un'astronave 
Che sa correre anni-luce 
Lontano da qui. 
Fare come un eremita, 
Che ha capito tutto, 
È così, è così. 
È così... 

Certo che sì. 
Dillo tu a quelli lì 
Che ne sa l'umanità? 
Non rispondere, 
Che ne dici se...? 

Provo ad essere una foglia, 
Scivolare in mezzo al cielo 
E poi scendere giù. 
Per scappare via dal mondo, 
Così ipocrita e spento 
E non tornare più. 
E guidare un'astronave 
Che sa correre anni-luce 
Lontano da qui. 
Fare come un eremita, 
Che ha capito tutto, 
È così, è così. 
È così... 

Lui ha capito tutto 
E non ha fretta, 
Vieni, dammi retta, 
Che il mondo è una setta. 
Stradice, incornicia e non sa. 
Non sa che tu non stai resistendo, 
Ma ti stai spegnendo su te stesso. 
È così tremendo, 
Che pena che fa... 

Che pena che fa... 
Che pena che fa... 
Che pena che fa... 
Che pena che fa...

~ Pierdavide Carone ~

mercoledì 2 maggio 2012

Credo che le donne abbiano il punto G nel Cuore. Basta toccarglielo e avranno un orgasmo così potente da farle innamorare.


Donna se Amarti significa morire, allora sto morendo. 
Scalerei grosse montagne a piedi nudi per poter sfiorare le tue labbra delicate. 
Donna, se da una porta si potesse entrare  nel mondo dell'impossibile dove non esiste scopo, scandalo, odore, onore...si, ci entrerei con  te. 
Donna, capirti è facile, ma scoprirti è difficile, perchè sei donna...

~ Gigi Finizio ~




Che cosa sai 
Tu degli eroi 
Che hanno in mano il copione 
Che io, perso nei tuoi 
Occhi non so 
Che cosa si dice se 
La mente va, 
il cuore va 
ma le labbra imprigionano 
scioglila, sciogli la tua anima al sole 
libera, libera le tue parole dolci e... 

Spaccami di baci, 
prendi in mano un cuore 
e poi senza esitare 
dammi parole d'amore 
che non sai spiegare ma 
stringimi, accarezzami 
respingimi, poi prendimi di nuovo 
e lasciami ancora sognare di averti 
tra il male e Dio 

Che cosa sai 
Tu che già vai via, 
no, resta qui ancora anche se 
ora so che 
non c'è niente 
tra il sole e la luna, no, 
siamo di mondi diversi io e te, 
ma stanotte io Saturno e tu Giove, vieni e... 

Spaccami di baci, 
prendi in mano un cuore 
e poi senza esitare 
dammi parole d'amore 
che non sai spiegare ma 
stringimi, accarezzami 
respingimi, poi prendimi di nuovo 
e lasciami ancora sognare di averti 
tra il male e Dio 

Lungo è il silenzio in cui riallacci la camicia, 
dici che è un errore, che mi stai facendo male 
ma io voglio continuare. 

Spaccami di baci, 
prendi in mano un cuore 
e poi senza esitare 
dammi parole d'amore 
che non sai spiegare ma 
stringimi, accarezzami 
respingimi, poi prendimi di nuovo 
e lasciami ancora sognare di averti 
tra il male e Dio. 
Tra il male e Dio...

~ Pierdavide Carone ~




Io ti domando: «A che pensi?» Tu mi rispondi: «A che pensi?» 
Io non so il tuo pensiero; tu non sai il mio. Il distacco si fa sempre più profondo; diventa un abisso. E il guardare in quell'abisso è un'angoscia così forte che, per una specie d'istinto cieco, io mi getto sul tuo corpo, ti stringo, ti soffoco, impaziente di possederti. La voluttà è alta, come non mai. Ma quale voluttà può compensare l'immensa tristezza che sopraggiunge?